Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
Giovedì 10 agosto ho saputo dalla mia amica @MaddalenaMolteni, che mi informa prima e meglio dell’ANSA, che è morta Michela Murgia. E’ il terzo evento che il mio cervello egocentrico di primate ha considerato degno di interesse la settimana scorsa e, facendo il suo sporco lavoro, con la competenza affinata in milioni di anni di evoluzione, ha deciso che sono eventi collegabili secondo l’unico criterio che davvero conta: secondo lui in tutti e tre gli eventi, si parla in realtà di me.
Dei tre eventi, due sono decessi, dipartite da questo mondo. Uno è un film del 2016.
Il primo, effettivamente appreso dall’agenzia ANSA, è la morte di Luca Ruffino, presidente di SIFItalia e, da fine anno scorso, di Visibilia, casa editrice di riviste che avevano successo nel secolo scorso (Novella 2000, Visto, ma anche PC Professionale, un tempo parte del gruppo Mondadori e in particolare di Mondadori Informatica, altro particolare che il mio cervello registra come interessante perchè apre il file degli anni in cui ho lavorato lì). Ma questo l’ho scoperto dopo, cercando conferme per soddisfare la fame egocentrica del mio cervello; all’inizio la notizia è diventata interessante perchè il condominio in cui vivo è uno degli ottantamila amministrati da SIFItalia e quindi oggi mi sono finalmente spiegato come mai ultimanente era comparsa di Novella 2000 gratuitamente distribuita nella posta condominiale.
Luca Ruffino era un imprenditore, si è tolto la vita a 60 anni.
Il secondo è la morte di Michela Murgia: prima che Maddalena la rendesse un fatto personale, condividendo la sua tristezza, era per me solo un’immagine televisiva di una persona che intuivo fosse un bene per tutti che avesse voce ed energia, mai letto niente di suo, forse ho visto a suo tempo il film tratto dal suo blog sui call center. Le notizie di stampa sulla sua morte hanno invece reso molto personale la sua figura perchè il mio cervello ha appreso che:
- era diplomata in scienze religiose (come mia madre) e le donne cattoliche che hanno cercato uno spazio vitale e intellettuale in uno degli ambiti più sessisti, maschilisti, omo-sessuofobici che io conosca, accendono nel mio cervello una catena di eventi neuronali inarrestabili. Ho l’ippocampo in fiamme. Per inciso a dicotto anni non ho potuto fare a meno di iscrivermi a scienze religiose, ma ho resistito per un anno e due esami: storia della fiolosofia e problemi frontiera di bioetica (altra catena di associazioni: era tenuto da Don Enrico Chiavacci, un teologo che nel 1986 era capace di insegnare un argomento di cui quarant’anni dopo i politici italiani fanno fatica anche a capire come si scrive e lo confondono con i probiotici).
- era cresciuta nel mondo dell’associazionismo cattolico (dove ho passato infanzia, adolescenza, giovinezza e anche qualche rigurgito della mezza età)
- era nata a Cabras e la penisola del Sinis è uno dei pochi posti di mare che mi ha sedotto perchè non è “un posto di mare”
- è morta per un cancro al rene, come mia madre (lei fu più fortunata perchè lo scoprì a 67 anni non a 51; diagnosi a maggio, decesso a dicembre dello stesso anno).
- aveva lavorato in un call center: il mio ultimo lavoro da dipendente è stato nell’IT di un un’azienda di banditi che quello facevano
- aveva sei anni meno di me: la frase che tutti, se abbiamo più di trent’anni, diciamo più meno ad alta voce ogni volta che dobbiamo posizionarci nei confronti della fine della vita di qualcun altro
- aveva una sua idea e una sua pratica di famiglia queer e qui, a parte il brivido di piacere che prende mio cervello quando penso al cervello di Pillon che cerca di collocare il concetto, arriva il film del 2016: Zoolander 2, sequel del grandissimo Zoolander (visto la prima volta piratato nell’auditorium del Centro Congressi di Assago mentre preparavamo una conferenza di Mondadori Informatica, editore allora di PC Professionale.) Dopo aver rivisto il primo, che rientra nella categoria “gli americani quando fanno satira sono feroci e non guardano in faccia a nessuno” (come quando esportano la democrazia peraltro) ed è sul podio con Zohan tutte le donne vengono al pettine (che riesce a prendere per il culo arabi, palestinesi, ebrei, musulmani, americani, il Mossad e Hamas senza nessun fottuto senso della misura) ho deciso di colmare la lacuna, armato della compagnia di mio figlio sedicenne e di mezzo chilo di gelato di Floriana (il mio sponsor delle serate sul divano, con consegna a domicilio di gelato vegano).
Orbene, in Zoolander, Hansel, uno dei due protagonisti, è caratterizzato dall’avere una famiglia allargata, chiamata Orgia (per ricordarne le origini) composta da undici partner tra cui una capra, vari esseri umani di tute le età tra cui Kiefer Sutherland, nella parte di sé stesso.
All’inizio del film Orgia comunica a Hansel che è incinta (ogni membro della famiglia, incluso Kiefer Sutherland, esibisce un test di gravidanza positivo). Hansel non è pronto a diventare padre e fugge all’avventura e nel corso del film tradisce la sua famiglia queer in una storia di “meaningless sex” con un’amante queer (che in questo caso include un ippopotamo, una gallina, vari esemplari della specie Homo Sapiens Sapiens tra cui Ariana Grande, Susan Sarandon e Willie Nelson, anziana leggenda della musica country ). Ovviamente alla fine del film (spoiler alert) Hansel riesce ad accettare la paternità, purtroppo solo di una decina di figli perchè Kiefer Sutherland ha interrotto la gravidanza.
La coincidenza delle due morti e del film nelle stesse ore ovviamente per il mio cervello non è una coincidenza, le coincidenze per lui (a proposito, mi sono stancato di chiamarlo ilmiocervello, d’ora in avanti lo chiamerò Oskar) non esistono, non hanno senso emotivo/affettivo.
Oskar si è evoluto per farmi sopravvivere nella savana per cui 1) la realtà per lui consiste in eventi che mi riguardano, tutto il resto non esiste, non è realtà 2) se qualcosa entra nel suo campo di attenzione e Oskar decide di non scartarlo, è automatico che mi faccia sentire come se ci fosse una relazione di causa-effetto con qualcosa che è successo nello stesso lasso di tempo.
Qundi adesso c’è relazione tra Luca Ruffino e Michela Murgia, attivata giustapponendo due eventi che, se togliamo Oskar dall’equazione, erano totalmente slegati e casuali.
Nella foto istituzionale in bianco e nero pubblicata dall’ANSA Luca Ruffino tiene le due dita della mano sinistra appoggiate al collo: l’intenzione del fotografo era forse coglierlo in atteggiamento istituzionalmente pensoso, l’effetto è più quello di chi si misura la pressione sanguigna a livello della giugulare. Anche lo sguardo è più un mix di tristezza e “che cazzo vuoi” rivolto al fotografo. Di istituzionale rimangono orologio, camicia e giacca.
Allora che cosa mi riguarda della morte di Luca Ruffino? Direi la scelta di morire (che scelta non è, a meno di non credere che esista una vita dopo la morte… sarà stato religioso Luca Ruffino?) contrapposta a quella di vivere e goderne come e finché si può, che mi sembra la cifra Michela Murgia.
C’è una morte che nasce dalla tristezza e dal non voler più sopportare e c’è una morte che fa parte del gioco che nessuno di noi ha scelto di giocare ma di cui i più fortunati (o dotati) riescono ad apprezzare fino alla fine la bellezza feroce e insensata.
Io vorrei tanto obbligare Oskar a smettere di occuparsi del mio ego e apprezzare la vita con gli occhi degli sceneggiatori di Zoolander: sospetto che se ci riuscissi anche la morte (la mia ovviamente, l’unica su cui Oskar può avere da dire) potrebbe diventare un evento vitale come quella di Michela.